Per chi si stesse accingendo o avesse in animo di ottenere il riconoscimento rapido della cittadinanza italiana anticipiamo, senza voler scoraggiare nessuno, che è un percorso ad ostacoli. La situazione si complica qualora si scegliesse il fai da te senza assistenza tecnica di un avvocato o ad un esperto in materia.
Grazie al nostro team di esperti abbiamo fatto un approfondito studio della normativa. Quello che ne è risultato è che esistono vie alternative alla procedura stabilita dal Ministero, c.d. via amministrativa. Procedure più rapide e snelle per il riconoscimento rapido della cittadinanza italiana.
Abbiamo deciso di qui sintetizzare, sperando di far cosa gradita, quelle che riteniamo siano le modalità più veloci per il riconoscimento della cittadinanza italiana.
Cercheremo di utilizzare, anche in questo articolo, un linguaggio accessibile a tutti e con degli esempi pratici di far meglio comprendere le problematiche del caso e quanto previsto dalla normativa. Speriamo anche in questo caso che i nostri sforzi possano tornare utili.
Se la nonna era cittadina italiana?
Un problema abbastanza sofferto è stato il riconoscimento della cittadinanza italiana dal lato materno. Infatti, al principio la cittadinanza italiana fino all’entrata in vigore della Costituzione italiana (1948) si trasmetteva esclusivamente per via paterna.
Quindi se, per esempio, l’avo emigrato avesse generato una figlia, che a sua volta avesse contratto matrimonio con un cittadino di un altro paese
prima del 1948 (Brasile, Argentina, Stati Uniti, Canada, Australia), i suoi discendenti, purtroppo, non sarebbero stati riconosciuti cittadini italiani. Avvenne però, che proprio nel 1948 con la Costituzione italiana si sancì, tramite l’art. 3, l’uguaglianza di tutti i cittadini italiani nei confronti della legge, attribuendo di conseguenze alle donne gli stessi diritti degli uomini. Da qui un lungo percorso giurisprudenziale che ha fatto soffrire tanto. Fino a quando la Corte di Cassazione a Sezioni Unite nel 2009 proprio in virtù di tale principio costituzionale ha stabilito che
“deve essere riconosciuto il diritto allo “status” di cittadino italiano al richiedente nato all’estero da figlio di donna italiana,
coniugata con cittadino straniero che nel vigore della L. 555 del 1912 (nel punto dichiarata incostituzionale) che sia stata privata della
cittadinanza italiana in seguito a matrimonio”.
Come dire giustizia è stata fatta! In conseguenza di ciò è possibile ricostruire la discendenza della cittadinanza da parte della
madre per via giudiziale, anche prima del 1948. In questo caso è necessario il ricorso al Tribunale ordinario civile di Roma.
Solitamente per avviare le pratiche di riconoscimento della cittadinanza italiana è necessario recarsi all’Ambasciata italiana o Consolato italiano del paese di residenza (per i residenti all’estero), ovvero presso gli uffici del Comune italiano di residenza. In entrambi i casi è necessario produrre i documenti per dimostrare che il proprio avo ha generato discendenza, mentre era ancora cittadino italiano.
Quest’ultimo requisito è imprescindibile. Infatti, qualora vi fosse stata la naturalizzazione ci potrebbero essere dei problemi nella procedura.
Questo iter burocratico si dimostra spesso farraginoso, lungo e devastante. Basti pensare che a marzo del 2016 si lavoravano le domande di undici anni prima. Purtroppo le comunicazioni tra Enti dello Stato italiano non sempre sono idilliaci. La situazione dal 2016 ad oggi è la medesima.
Stessa sorte si riscontrano in caso di presentazione della domanda presso i Comuni di residenza in Italia. Noi dell’Anp Legal abbiamo studiato una soluzione che diminuisce l’attesa e di molto. Non facciamo mistero perché siamo dell’avviso che la condivisione del sapere non può che giovare.
Per evitare la eccessiva burocrazia è possibile intraprendere la VIA GIUDIZIALE per il riconoscimento della cittadinanza italiana. Il tribunale giudizialmente competente è il Tribunale Civile di Roma.
Come detto, riteniamo che la soluzione più rapida per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana è quella della via giudiziale. Tuttavia ci sono dei pre-requisiti affinché si possa procedere al deposito della domanda. Qui di seguito una breve elencazione.
Quando si può dimostrare che in base al numero di domanda che il Consolato è arrivato a trattare per avere riconosciuta la cittadinanza, si dovrebbero ancora attendere molto più di 2 anni.
Quando si può dimostrare che il consolato non ha accolto la domanda per l’inserimento in lista d’attesa.
E’ evidente che, come avevamo anticipato, l’assistenza tecnica è necessaria ai fini di un corretto rispetto di tutta la normativa. Diciamo questo per evitare frustrazioni. Non perché non si possa far da soli. Ma perché, purtroppo, chi non è pratico si deve barcamenare su interpretazioni e prassi ostiche.
Qualora si sia già avviato il procedimento amministrativo da tempo e non si è avuta risposta alla domanda presentata si può ancora sperare. La soluzione, anche in questo caso come già anticipato nel titolo del presente paragrafo, è la via giudiziale amministrativa.
Si agisce infatti davanti al Tribunale Amministrativo Regionale Lazio per la tutela dell’interesse legittimo, per la violazione del termine dei 2 anni dalla presentazione della domanda o per illegittimo rifiuto.
I nostri esperti faranno una valutazione e forniranno un parere in ordine al rischio/beneficio. Sappiamo che i costi giudiziari siano più alti rispetto al fai da te. Sprecare tempo non piace a nessuno.
Inoltre il nostro studio è in grado di offrire assistenza completa. Preparare tutta la documentazione utile al riconoscimento. Recuperare dai comuni italiani. Asseverare e tradurre i certificati anagrafici indispensabili al riconoscimento della cittadinanza italiana. Insomma un servizio chiavi in mano.
Per ogni ulteriore info scrivere a [email protected] oppure telefonicamente +39.392.91.68.449 (ANCHE CON WHATSAPP ).